Lo scopo di questo lavoro è quello di presentare – lungo un percorso iconico/grafico – la storia e l’evoluzione dei confini alto adriatici dal secolo XVI al XX, utilizzando come filo conduttore i prodotti cartografici delle epoche in cui il confine veniva pensato, tracciato, modificato o semplicemente percepito in modo diverso.
Le cartografie antiche e quelle moderne risultano essere fonti e strumenti insostituibili nello studio delle dinamiche territoriali, soprattutto in aree geografiche contrassegnate dalla storia come realtà confinarie d’incontro e di compresenza, dove per secoli si sono intrecciate culture, politiche ed economie di popoli e lingue diverse.
Ragionare sui confini attraverso la cartografia, significa affrontare la storia degli stati, delle identità e delle culture politiche che hanno accompagnato la storia europea e che hanno conferito un nuovo assetto alle regioni adriatiche.
Questi documenti evidenziano come la mobilità dei confini sia da considerarsi una regola, una consuetudine ciclica più che un’eccezione nella storia europea. Essi traducono su carta il respiro, a volte tumultuoso a volte lento, dei confini, un diaframma territoriale sempre alla ricerca di un difficile equilibrio tra un limite naturale e un limite umano, ovvero tra una linea entro cui esercitare la propria sovranità e una linea entro cui identificare la propria nazionalità.