Secondo il mos maiorum, la virtù del pudor vincolava le donne nella dimensione privata. Norme e tradizione impedivano loro qualsiasi ruolo istituzionale, militare o civico. Eppure le condizioni precarie e molto particolari della Roma del II e I secolo a.C. sconvolsero temporaneamente i confini fisici e soprattutto ideologici della domus, consentendo alle donne di agere in re publica, un periodo temporaneo ma estremamente significativo per l’azioni femminile, quanto per la vita politica e pubblica dell’Urbe. In un tempo di violenti scontri intestini, gli uomini furono allontanati dai luoghi del potere in tale numero e con una sistematicità tale da far sì che le loro mogli, madri, figlie e sorelle si trovassero nella condizione di sovvertire l’ordine pubblico nel tentativo di sostituirli o supportarli. Spesso tali interferenze femminili con la vita pubblica terminarono con la delegittimazione, altre volte il vincolo della pietas giustificò l’operato delle donne, preservandone l’immagine. Questa raccolta di saggi ha il doppio scopo di definire un fenomeno molto complesso e contemporaneamente di esaminare la condizione femminile al tramonto di un’epoca di trasformazioni.