Vaste superfici occupate da alloggi, magazzini e depositi, edifici e attrezzature di servizio, spazi aperti di diversa natura: è tale articolata composizione a distinguere le ex caserme dal vasto insieme di beni pubblici militari oggi dismessi. Soprattutto se inseriti in comuni e centri urbani di piccole e medie dimensioni, il riutilizzo di questi compendi necessita di nuovi approcci progettuali, attenti alle opportunità di modificazione di immobili fortemente connotati, alle loro peculiarità localizzative e dimensionali, e agli impatti che la loro re-immissione può avere sui cicli di vita dei contesti che li accolgono. Il libro affronta tali questioni concentrandosi su una regione – il Friuli Venezia Giulia – che per certi versi si offre come un caso paradigmatico ed estremo. Se persistente nel Novecento è la condizione di confine, durante la guerra fredda questi territori si trasformano in uno dei settori più militarizzati d’Europa. Oggi quello che resta è un patrimonio di luoghi in abbandono: compendi di svariati ettari, talvolta già trasferiti ai comuni, gravati da un destino incerto per l’assenza di chiare domande e prospettive di sviluppo, strumenti e politiche di governo territoriale. Alternando le voci delle autrici a quelle di istituzioni, progettisti e studiosi, il volume restituisce un quadro della consistenza delle ex caserme in Friuli Venezia Giulia, dei provvedimenti volti alla valorizzazione di questo ingente patrimonio, e del problematico stato di attuazione delle progettualità finalizzate al suo riutilizzo. Il campo di osservazione di amplia inoltre ad altri processi di riuso in atto nel nostro paese; dando spazio al racconto diretto dei protagonisti di alcune esperienze, l’obiettivo è di alimentare un ragionamento critico sia sulle questioni progettuali e sulle difficoltà attuative che spesso accompagnano il riutilizzo delle caserme, sia sulla necessità di un profondo rinnovamento delle forme e dei tempi della trasformazione, delle politiche urbane e territoriali, dei processi di interazione con attori e comunità locali. Le ultime parti del volume sintetizzano infine ciò che molte esplorazioni progettuali condotte presso l’Università di Trieste hanno permesso di comprendere e di rilanciare alla riflessione e alla pratica. Alle soglie di una nuova stagione di politiche territoriali europee e nazionali, l’invito è a cogliere l’occasione irripetibile che il riutilizzo di questi siti offre alla costruzione di visioni e strumenti di scala regionale e locale. La messa in valore di una rilevante dotazione pubblica di spazi, paesaggi e potenziali attrezzature sollecita a sperimentare nuovi e più sostenibili approcci al riuso: dal disegno di habitat connotati da diversi gradi di naturalità, al riciclo di spazi e materiali urbani, alla configurazione di soluzioni innovative per la residenza e i servizi.