Nato a Trieste nel 1891, morto sul fronte isontino nel 1915, poco dopo l’entrata
in guerra dell’Italia e il suo arruolamento nell’esercito italiano, Enrico Elia ha lasciato
pochi scritti raccolti dalla sorella e pubblicati la prima volta da Umberto Saba sùbito
dopo la fine del conflitto. Scritti che testimoniano le inquietudini e le curiosità di questo
personaggio emblematico della cultura triestina di quegli anni. Formatosi nelle università
di Vienna e di Firenze, dove preparava la tesi quando interruppe gli studi per arruolarsi,
Elia fu ammiratore della cultura nordica, della letteratura e del teatro naturalistici,
dell’opera di Verga e della grande letteratura russa dell’Ottocento. Autodidatta,
si formò anche una cultura musicale, scrisse novelle considerate da Giorgio Voghera
come prove «promettenti», pagine saggistiche, un dramma musicale; armonizzò
alcuni Canti popolari della Svezia, della Scozia e della Finlandia e compose un Lento
di una sonata incompiuta per flauto e pianoforte. Si pubblica qui il testo di Elia
dedicato alla Falena di Antonio Smareglia su libretto di Silvio Benco. Si tratta di
una tesina sottoposta all’attenzione di Guido Mazzoni, professore di Letteratura
italiana nell’Istituto di Studi Superiori di Firenze: una testimonianza singolare
delle curiosità culturali e del gusto musicale di Elia, polemico verso il dannunzianesimo,
critico verso il libretto di Benco (del quale peraltro apprezzava la qualità di altri scritti),
ammiratore dell’originalità di Smareglia nel panorama musicale contemporaneo
italiano ed europeo. In appendice, il Lento per flauto e pianoforte. Piero Gobetti
considerò Elia una figura «eccezionale», «uno dei più originali» fra «i giovani triestini
che si avvicinarono prima della guerra alla letteratura italiana».