«Ogni martedì sera, in una “trattoriola”, quel piccolo gruppo di amici chiacchierava
fantasticando sui modi di realizzare il proprio impegno intellettuale e artistico: aprendo una
galleria, un centro culturale, una rivista, o altro ancora. Ne aveva trovato il nome: quello del
“Ponterosso” che attraversava il Canale, con le sue barche, e il mercato sulla piazza. Non
dunque il solito riferimento a San Giusto, a richiami romani o veneziani, ma a un luogo che
sapesse rappresentare davvero “tutta questa nostra Trieste così strana e difficile”, questa
“città di traffici”, “posta in un quadrivio d’Europa”, dove “convergono civiltà”: che non
sono “privilegio” o “predominio di una nazione sull’altra”, ma “lavoro comune” di uomini
e popoli, i quali perciò “contro ogni costrizione continuano a cercarsi, a esprimere voci e a
intonarle, ad accogliere ideali e a fonderli”» (Dalla prefazione di Nicoletta Zanni).