Nel diario intitolato Appunti di notte e di mattina presto, oltre ad affrontare i grandi temi della sua vita privata e pubblica, professionale e intellettuale, Marin definisce i nuclei essenziali della sua spiritualità che rifiuta ogni dogmatismo e ogni visione assiomatica e confessionale, affermando l’assoluta centralità della creatività individuale. L’originalità della persona si scontra continuamente con la pressione del conformismo sociale e con la tendenza al livellamento di istituzioni come la Chiesa Cattolica che ha ridotto la spiritualità a socialità, ossessionata dal dominio delle coscienze. Si tratta quindi di abbandonare mistificazioni e mitologie astratte trasformate in verità eterne, di riconoscere la “coincidenza tra materia e spirito” e la “tragica legge della metamorfosi”, che caratterizza l’esistenza: per Marin la vera salvezza deriva, infatti, soltanto dal “patimento della vertigine”; la moralità è la continua ricostruzione di un’armonia sempre precaria.