In parallelo all’attività di scrittore di invenzione Giani Stuparich
si impegna, con gli strumenti del saggismo, anche sul piano politico-civile.
Ne nascono pagine di riflessione che si raggruppano in tre momenti di
maggiore intensità: gli anni che precedono la Grande guerra,
il primo dopoguerra e il quindicennio successivo alla Liberazione.
Tappe legate da un solido filo comune, nella consapevolezza
del nuovo ruolo che il Novecento assegnava agli intellettuali e illuminate,
al tempo stesso, da solide ascendenze di «umanesimo risorgimentale»
(un’eredità in apparenza “inattuale” ma che conquista a Stuparich
un ascolto che supera gli steccati delle ideologie). Bilanci sul presente
il cui significato però va ben oltre la contingenza e che, completando
e arricchendo l’opera del narratore, si saldano in un quadro complessivo
omogeneo ancorché ricco di sfumature e chiaroscuri.
Questo volume cerca di offrire qualche chiave di lettura del saggismo,
sondando quel retroterra etico-ideologico ed implicitamente politico
dove tanto lo scrittore cha affabula quanto l’intellettuale che riflette e,
prima ancora, l’uomo consapevole dei doveri di una cittadinanza attiva,
trovano, tra ragione e passione, la radice unitaria del proprio agire.