A fronte di un’Europa unita, senza frontiere, e di spazi sempre più permeabili e accessibili, continuano ad esistere luoghi dove i confini non paiono potersi cancellare così facilmente, soprattutto se legati a storie dolorose e difficili che pesano sul passato dei territori che solcano, condizionandone il futuro e relegandone la posizione in una perdurante perifericità. Il confine italo-sloveno sembra essere tra questi: la sua storia ancora vivida pone Trieste e il suo entroterra al margine delle dinamiche di sviluppo, rendendo pressoché impossibile l’eliminazione dei molti confini che si intrecciano al suo interno. Questo libro intende indagare, attraverso una lettura critica di descrizioni, politiche e progetti che hanno interessato questo territorio, sia alcuni presupposti che ne hanno specificamente connotato una condizione che forse non è poi così marginale, sia i molti tentativi che, negli ultimi anni, sono stati messi in campo per attuarne il superamento. Il punto di vista proposto si concentra su alcune questioni connesse al vivere i territori della contemporaneità. Territori in cui, a fronte di spazi unificati e continui, di distanze che si riducono, di facili comunicazioni, sembrano invece aumentare i confini, anche e soprattutto tra gli spazi dell’abitare quotidiano.