Camminare lentamente negli spazi delle periferie, spinti dalla semplice curiosità
di coglierne le qualità e le potenzialità nascoste, è una pratica inconsueta. Più
spesso il nostro sguardo, offuscato dai pregiudizi, tende a concentrarsi su problemi
e carenze, dimostrandosi incapace di apprezzare le molte risorse che qui
spesso si offrono alla costruzione di nuovi modi di abitare i territori urbani contemporanei.
Nell’estate 2010 un gruppo eterogeneo e multidisciplinare si è cimentato in una
deriva collettiva a Trieste sud-est. Immergendosi in questo brano di periferia,
prendendosi il tempo per osservarlo da vicino, ha scoperto un’altra città in cui
relazioni complesse legano spazi aperti e costruiti: una green(S)trip fatta non solo
di case e industrie, ma anche di molti e diversi luoghi verdi.
È a partire da questi luoghi che si possono scrivere nuovi racconti urbani, riconoscere
alla natura in città la valenza di bene collettivo, immaginare inedite prospettive
di abitabilità per la Trieste di domani.