Il volume esplora il concetto di akribeia, la precisione formale, nella retorica greca antica dai primordi fino all’età imperiale. La riflessione sull’akribeia retorico-stilistica si configura come un osservatorio sullo specifico letterario e sulla consapevolezza del suo manifestarsi. Individuata originariamente come criterio di eccellenza nella pratica delle technai, in particolare delle arti figurative (che offrono un ampio repertorio di paragoni esplicativi), l’akribeia si rivela invece un parametro controverso nel campo della parola. Nell’arco del tempo se ne discutono i limiti, dalla riduzione dell’efficacia persuasiva dell’oratore che scrive invece di improvvisare, fino all’attendibilità come metro per valutare l’eccellenza letteraria, che non si fa ridurre alle categorie dei saperi specialistici.